Un giornale chiamato La Conca
Da dove salta fuori questo buffo nome? Chi ha radici in questa periferia non ha dubbi: dalla conca fallata, quella sul Naviglio, tra la Chiesa Rossa e l’ex Binda.
Per questo il nome non è buffo. È un simbolo del nostro pezzo di città, fatto di case popolari, di campi e di acque.
La conca è il mensile nato in queste vie, per i cittadini che abitano queste case, scritto da persone che vivono direttamente i problemi di questi quartieri.
Il primo numero è uscito nel gennaio 1993, direttore Alberto Pasqui, indimenticabile animatore culturale, stimolo e coscienza critica della vita sociale del quartiere.
Ieri come oggi, La conca ha due gambe per camminare: il lavoro volontario e gratuito degli improvvisati giornalisti e la pubblicità dei negozianti della zona, che copre le spese di stampa e di distribuzione.
Nel tempo La conca s’è rafforzata. Oggi esce regolarmente ogni mese, con una tiratura mai inferiore alle diecimila copie. Si trova nelle edicole della Zona 5 e in molti centri di aggregazione sociale, come biblioteche e istituzioni pubbliche.
In questi anni, attraverso La conca sono passati tutti i problemi che ci toccano da vicino. Quelli spesso drammatici delle case popolari. Quelli del traffico. La sicurezza dei cittadini e il degrado dei quartieri. Non solo denunce e proteste, ma anche proposte: una per tutte PiazzAbbiategrassoeDintorni, l’iniziativa che ha coinvolto cittadini e scuole. E poi ancora le battaglie per salvare la Chiesa Rossa, per il Parco Ticinello, per il risanamento dei quartieri, per i servizi che mancano.
In diciotto anni La conca è stata la voce di una periferia che non vuole restare ai margini della grande città.